Ogni essere umano può subire sorprusi: fisici, psichici, morali, nei rapporti di affari. 

Questa è una legge di  natura che consente al più forte di piegare ai suoi voleri il più debole. 

L’unica speranza per gli uomini sembra riposta nel difficile ribaltamento dei rapporti di forza. La storia ci mostra che questi rapporti sono precari e possono cambiare allora si può verificare drammaticamente il ristabilimento di un equilibrio. 

Le leggi  umane sono pensate e scritte per regolare questi rapporti di forza e conservare stabile questo equilibrio, evitando le prevaricazioni. Esse costituiscono il fondamento della convivenza civile e dovrebbero essere fatte per favorire la giustizia, la pace sociale. Andrebbero applicate con equità.

Honeste vivere, suum cuique tribuere, alterum non laedere. La tre regole d’oro di Ulpiano. 

Ma ancora oggi, come  nei fatti narrati in "Emigranti" di Francesco Perri, questo non si verifica.

I cittadini, quasi tutti contadini di Pandore, subiscono una forma di prepotenza che è al riparo delle leggi, protetta dalle leggi. 

Queste violenze ‘legali’  ripugnano la coscienza. Sono ingiustizie compiute in nome della legge. 

La legge diventa strumento del più forte.  Lo Stato impiega i suoi apparati, i suoi funzionari, i Ministri, gli alti dirigenti della cosa pubblica per garantire i potenti. 

Questo tipo di violenza che in "Emigranti" decretò la fuga dei contadini dalle campagne verso l’America ancor oggi è presente sotto tante forme, fa danni enormi, ed è la forma più subdola e indegna di ingiustizia perpetrata attraverso ‘la legge’ . Qualcuno l’ha battezzata spoliazione legale. 

Ma, non c'è diritto senza giustizia. 

La legge deve tendere alla giustizia. Se legge e giustizia non si coniugano non si crea civiltà.

Molti ricordano la lezione di Antigone, disposta a morire pur di infrangere una legge ingiusta. 

La legge le imponeva di non dare sepoltura al fratello. 

Antigone invece dà sepoltura al fratello  contro la volontà del re. 

Scoperta, è condannata a passare il resto dei suoi giorni in una grotta. 

Quando, il re prende la decisione di liberarla, è troppo tardi. 

Per la legge, è sempre troppo tardi. Antigone infatti si è suicidata. 

Ricordiamo qui le sue parole: 

"No, essi non hanno sancito per gli uomini queste leggi; né avrei attribuito ai tuoi proclami, Creonte, tanta forza che un mortale potesse violare le leggi non scritte, incrollabili, degli dei, che non da oggi né da ieri, ma da sempre sono in vita, né alcuno sa quando vennero alla luce. Io non potevo, per paura di un uomo arrogante, attirarmi il castigo degli dei. Sapevo bene – cosa credi? – che la morte mi attende, anche senza i tuoi editti. Ma se devo morire prima del tempo, io lo dichiaro un guadagno: chi, come me, vive immerso in tanti dolori, non ricava forse un guadagno a morire? Affrontare questa fine è quindi per me un dolore da nulla; dolore avrei sofferto invece, se avessi lasciato insepolto il corpo di un figlio di mia madre; ma da questa mia sorte dolore non ho. E se ti sembra che mi comporto come una pazza, forse è pazzo chi di pazzia mi accusa." 

L'incontro del 6 novembre 2021 a Locri sostiene e promuove la cultura della legalità ricordando, come monito, le parole di Rocco Blefari in "Emigranti" quando in Tribunale osservava : 

 “…sopra al crocifisso vi era dipinta sul muro una bella donna[…] Teneva in una mano una spada e nell’altra una bilancia. Mi hanno detto che era la Giustizia. Allora io compresi tante cose di questo mondo! Ditemi un po’: chi è che tiene la bilancia? I bottegai, quelli che vendono. La Giustizia, dunque, è una bottega, e quando c’è la bottega per lo mezzo, cari amici miei, i poveri hanno sempre torto…” 

Giulio Strangio.


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