Il 13 agosto 2022 ci rivedremo, tempo e sopratutto vento permettendo, alla Guardia di Careri.Sotto miriadi di stelle e costellazioni, antiche bussole per il faticoso cammino dei nostri nonni, gli artisti interpreteranno brani ispirati al romanzo "Emigranti" di Francesco Perri, avendo come sfondo lo scenario che da Aspromonte al mare accarezza le aride terre dei Pandurioti.

 



La Guardia è un simbolo di bellezza e di storia, da qui partirono i contadini protagonisti del romanzo per andare a "prendersi" le terre usurpate. Ecco come lo scrittore Perri rievoca quei momenti in "Emigranti":
 "Quando i Pandurioti sbucarono sul Colle della Guardia e videro, oltre il greto larghissimo del fiume, tutte le terre che andavano a conquistare, fu un urlo di gioia e di tenerezza. Il Carruso, tutto accidentato, a gobbe, a valloni, rigato dagli scoli disordinati dell’acqua, sparso di macchie di lentischi e di peri selvatici, saliva fino alle propaggini delle montagne, dove crescevano le querce e su, verso Natile, le macchie e i castagneti. Poi Macrolis, Angelica, Ancone a sinistra con gli olivi in fila, spiccanti sulla terra biancastra. Qualche striscia di maggese scuro rompeva il giallo riarso delle stoppie. Qualche coppia di buoi arava, e sembrava le bestie stessero immote. Gli orti dei Baronali, tra il largo greto del fiume e le pendici prime del Carruso, si distendevano segnati dal verde cupo del granoturco, e dalla fioritura rossa dei peperoni e dei pomodori. Ecco la terra promessa, la buona terra che avrebbe dato loro il pane, la libertà! Ognuno accarezzava con l’occhio una quota, un angolo che sarebbe diventato suo e sul quale avrebbe potuto lavorare senza soggezione, senza dover dividere col padrone i prodotti del suo lavoro. Alla testa del corteo era passata la ragazzaglia portando in mano rami di olivo, di melograno e di sambuco. Avanzavano riempiendo l’aria di alte strida, scavalcando pietroni, tempestando di sassi le pale di ficodindia negli orti. Davanti ai ragazzi apriva la marcia un gruppo di cani del paese, che balzavano di gioia, uggiolavano, si azzuffavano, e a ogni urlo della folla rompevano in un latrato furioso, a cui rispondevano a distesa tutti i cani della campagna. Era uno spettacolo indescrivibile: sembrava una di quelle migrazioni primitive, dei popoli nomadi, o un esodo tumultuoso davanti a un cataclisma."

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