Osservazioni di Santo Gioffrè al commento sul romanzo "Emigranti" di F.Perri comparso il 16 agosto 2022 sulla pagina facebook di Giuseppe Jaconis .





Ho letto, e riletto, con occhi maturi e attenti “Emigranti”, di Francesco Perri. Un romanzo pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1928 e ripubblicato altre volte, l’ultima delle quali da Rubbettino, nel 2021. Il libro narra le vicende dei Pandurioti, abitanti di Panduri (l’odierna Careri), molti dei quali non riuscendo a impossessarsi delle terre demaniali, che legittimamente gli spettavano, decisero di emigrare in America in cerca di fortuna.

Francesco Perri, quando era ancora uno studente universitario, rientrato in Calabria per un breve periodo, non esitò a fare sua la lotta dei contadini del paese natìo (Careri) e ne prese parte in prima persona. Per questa ragione, nel 1921, subì un processo che determinò un contraccolpo negativo nel suo percorso di studi.

Alla storia principale, l’autore intreccia le vicende di vita delle donne e degli uomini di alcune famiglie di Panduri (Blefari, Varvaro…), illustra nei dettagli i luoghi, le tradizioni, i valori e gli eventi lieti e tragici.

Il lettore viene trascinato nella storia, quasi ne diventa parte attiva: la vive, la sente sua, percepisce gli odori, i sapori, le sofferenze… 

La lettura delle pagine che narrano dell’alluvione – da cui derivò un evento franoso che generò distruzione e dolore – catapulta il lettore dentro al tragico evento: il cuore inizia a fare i “capitomboli nel petto”, la commozione prende il sopravvento e la lettura si fa dapprima più lenta e, dopo un po’, più veloce, nella speranza che le pagine successive regalino una lieta conclusione.

«Fuori l’acqua infuriava senza posa.

Tra il rombo ininterrotto del vento, s’udiva il crepitìo delle raffiche che passavano sui tetti rabbiose, suscitando nei solai, attraverso gli usci, sui comignoli, delle voci lunghe e lamentose come guaiti di animali sofferenti.

Nelle pause, il ruscellar delle grondaie, monotono, accidioso, si univa al clamore dei torrenti e alla voce lontana del mare che riempiva tutta la notte».

“Emigranti” è un capolavoro della letteratura italiana, che fa di Francesco Perri un precursore nella narrativa riguardante il fenomeno migratorio. Quasi tutti gli scrittori che hanno approcciato questo tema, nel passato e nel presente, si sono ispirati a lui.

E’ un libro che merita di essere letto e riletto, per capire il passato, per capire il presente…

Giuseppe Iaconis



Racconta il tentativo fallito di occupazione, con piglio spontaneista, delle terre baronali, senza affidarsi, perchè non c'erano le condizioni, ad una  precisa organizzazione politico-tattica che ne sapesse guidare l'azione. Quasi a voler fare il paragone e rimarcare  la differenza con le masse dotate di coscienza politica, come, negli stessi anni, accadde a Torino, con la settimana rossa. Perri racconta, in un dipinto, lasciandoci una spettacolare e struggente testimonianza, la popolazione dell'estrema punta della Calabria, quella che viveva, totalmente, dentro una bolla sorda, isolata, piu vicina al tardo medievale, nel campo degli usi, costumi, modi e linguaggi. Popolazione già devastata dalla prima ondata emigratoria, fine '800 e del 1919, senza, però, essere stata mai interessata dai positivi, grandi sconvolgimenti politici e culturali che in quegli anni accaddero nel mondo. E lo rinarca, lo Scrittore, a modo suo, ricordandoci che Perri fu un anti-fascista militante, durante il fascismo. Ma la parte più bella e dolorosa, per me, è il tragico canto che Perri eleva nel raccontare il pellegrinaggio di un popolo, ancora infarcito di crenudolerie mistiche irrazionali, verso Polsi. Racconta i canti, le paure del buio che ammanta ogni luce, la ricerca del miracolo come unica fonte di salvezza dalla tremenda progressione della malattia, la sifilide, che Perri non nomina mai col nome scientifico, anche se ne descrive l'eziopatogenesi e i devastanti effetti. Malattia accettata come giusta punizione divina per i peccati della carne commessi in terre ostili e come conseguenza della perdizione dello spazio, del tempo e della proprio essere di Emigrante.  Il rifiuto di accettare le cure della medicina ufficiale, a favore  all'irrazionalità sub-culturale di un mondo che veniva tenuto dentro un circuito d'ignoranza e dove ogni fattucchiere era più valido di un medico. L'accettazione e la sopportazione di ogni malattia, quando significa prova di sottomissione al marito. La Madonna di Polsi: Madre per sempre. L'orrendo omicidio, lì, perchè nulla rimanga in sospeso e la tragedia si compia tutta. Grandioso, Perri. Insieme a Saverio Montalto, i più grandi.

Santo Gioffrè


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